Confessioni di un'influencer pentita by Federica Micoli

Confessioni di un'influencer pentita by Federica Micoli

autore:Federica Micoli [Micoli, Federica]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2023-04-28T12:00:00+00:00


Capitolo 6

IL CLUB DELLA SPUNTA BLU

Continuavo a pensare che Instagram potesse essere migliore di così, ma non ero l’unica «anima candida», come mi definiva lo strategist. C’erano altre influencer della vecchia guardia che non erano a loro agio con la nuova tendenza generale. Anche loro sentivano un senso di responsabilità verso la community. Al contrario di quanto si possa credere, le community non sono enti astratti e impersonali per gli influencer. Sono centinaia di persone che ti scrivono ogni giorno, per chiederti un consiglio, per manifestarti il loro sostegno o esprimere una critica. Sono esseri pensanti che magari ti seguono distrattamente e hanno cose molto più importanti da fare nella vita che occuparsi di te, ma di sicuro, se li prendi in giro, prima o poi se ne accorgono. E quindi, che sia una per questione etica o semplicemente per pudore, devi tenere conto del loro giudizio. Se rispetti la gente che ti segue, non puoi consigliare loro di provare un prodotto che tu ti guardi bene dall’usare nella realtà. Non puoi promuovere il cibo spazzatura e la barretta dietetica nello stesso tempo. Insomma, non puoi accettare qualsiasi proposta di adv: significherebbe svendere anche la tua community, che di te si fida.

Queste erano riflessioni che io e altre colleghi condividevamo sempre più spesso. Eravamo tutti un po’ spaesati dal proliferare selvaggio delle adv e di questo nuovo modo di interpretare Instagram. «Ragazze, ma la gente non finirà per annoiarsi?» ci dicevamo quando capitava di incontrarci agli eventi o da qualche altra parte. «Ormai guardi le stories e sembra di ripiombare negli anni Ottanta, nel momento di massimo splendore dei canali di televendite…»

Intendiamoci, nessuno di noi voleva demonizzare le adv: sono l’unica fonte di sostentamento per gli influencer in un modello di business che prevede solo contenuti gratuiti. Ma le adv stavano portando all’esasperazione le storture di un sistema che premiava solo i numeri nudi e crudi – e non del tutto affidabili, come abbiamo visto – e non teneva conto della qualità dei contenuti.

Poi, inutile nasconderselo, noi influencer di fascia media eravamo preoccupati dall’ascesa delle nuove star di Instagram, in particolare da quelle che arrivavano dalla tv. Ci sentivamo come Davide contro Golia. Avevamo più esperienza e dimestichezza con il mezzo, ci impegnavamo a proporre contenuti sempre diversi, curavamo tutto maniacalmente, dall’estetica ai messaggi da trasmettere, eppure nessuno di noi aveva risultati minimamente paragonabili a quelli delle celebrità, che spesso potevano permettersi sciatterie, cadute di stile, sfondoni colossali senza risentirne più di tanto.

«Bella la festa di compleanno al supermercato con il lancio delle verdure» commentavamo quasi incredule, dopo una delle tante cafonate. «Bel messaggio edificante…»

“E dire che io mi sono vergognata per la storia degli auricolari…” non potevo fare a meno di pensare.

La narrazione che proponevano le celebrity di Instagram, poi, era sempre la stessa: vite all’insegna del glamour, feste, vacanze in resort extralusso, gioielli, borse e vestiti griffati.

«Ok, su Instagram la gente ci va per sognare, come dice sempre il mio strategist, ma questi non staranno esagerando? Siamo in piena crisi economica…» scrivevo a qualche amica.



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